mercoledì 6 maggio 2009

A Daniela


Decidesti la fine. Ci lasci
parole, la mano che scrive
ingenua agli agitati, furbeschi Congressi di Partito.
Il silenzio.
Dicevi che volevi capire, avevi
sorrisi smarriti, luminosi anche,
io ti parlavo.
Dovevo ancora dirti, raccontarti, anche tu forse, ci saremmo
incontrati, ancora, forse, un giorno
fuori da questi muri di Partito e poesia,
ti avrei offerto un caffè, birra,
io il solito the,
un'amicizia più forte, mi piaceva
il tuo domandarti intelligente e vero.

Non so se sia tristezza che spinge in questi versi
o altra cosa di umani
per te che resti
e noi che non andiamo
- come sempre
parla a se stesso chi vivo parla ai morti- non ti piaceva questo adattamento
per questo ci incontrammo
in queste stanze, ti stremava il lavoro, la fatica
grande, pagata male, l'incerto futuro,
l'andare e ritornare da città a città
fino alla sera, ai tuoi ritorni
trovavi stanze vuote
di sorrisi o carezze, parole.
Immagino domeniche svuotate
che conosco. Altro ancora, forse ancora più forte ti frastornava
che seppi in un telefono in un luglio
che disfaceva te, ogni cosa.
Ma non ti sei salvata
e non ti sei perduta
perchè non c'è salvezza
nè perdizione solo
lo strano stare di umani.

Noi qui contiunuiamo
a viverci, si passa
il tempo che resta, come sempre, a via Castelforte, Giuseppe
sta dicendo del Chiapas dove è andato e venuto, conosci il suo va e vieni,
di bradipi, poesia lo conosci è Giuseppe;
e Umberto, Michelangelo, Pasquale, Franco, Eligio, Fabio, gli altri,
insomma siamo ancora, esistiamo,
resistiamo, esitiamo.

Ma non dirò che vivi nel ricordo per sempre in noi, che non sei mai morta. Sei morta
invece
e non vivi
e anche noi un giorno. Ci precedesti soltanto.
Non fu viltà, coraggio, false parole di istupiditi umani; fu altro,
forza immane
di organismo animale
che governa classi, popoli, Chiapas, tzeltales,
e comandanti, subcomandanti e me, te, il bradipo, poesia.
Non fosti tu, non tu decidesti la fine -fu falso il verso dell'esordio-
altra forza trascina
al fare al dire al pensare.
E sì, è tristezza che spinge in questi versi
che ti piacevano
e come sempre dicono di un'assenza.
Dammi però l'inizio
tu che decidesti la fine
per quando anche io non sarò stato. Adesso
voglio pensarti indocile
fibra dell'universo
come me vanamente ribelle
chè la rebeldia non è che disadattamento per altro adattamento, non si sa se migliore
e per quanto.
E' l'ora del saluto.
Non posso dirti addio, arrivederci,
non posso dirti niente.
Non sei mai stata.

(Ugo Lanzalone)

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